La tecnica della rieducazione posturale prevede un riallungamento dei muscoli antigravitari.
Quando l’organismo subisce un trauma, uno stimolo doloroso, un condizionamento a una postura fissa e prolungata nel tempo, reagisce, contraendo e accorciando la muscolatura tonica.
Questo meccanismo si mette in atto per assicurare e preservare dal “pericolo” le funzioni più importanti, dette “egemoni”.
La tecnica prevede di individuare le catene muscolari più retratte e recuperare l’equilibrio morfologico, ovvero le corrette lunghezze muscolari.
Una problematica locale infatti deve essere considerata nel contesto della situazione generale.
Immaginiamo di dover correggere una iperlordosi lombare. Questa condizione è probabilmente associabile a una retrazione dei muscoli lombari posteriori che fungono da corda dell’arco lombare, e contemporaneamente a una retrazione dell’ileo-psoas, muscolo situato anteriormente alla colonna la cui azione di flessore d’anca alimenta la convessità della curva. Il paziente può presentare inoltre piattismo o cavismo dei piedi, antepulsione o retropulsione del bacino, rettilinizzazione o iperlordosi delle altre curve della colonna associate a spalle anteposte o scapole addotte.
Il piano riabilitativo consiste pertanto nell’allungare la muscolatura spinale posteriore, la principale responsabile, associato all’allungamento di quelle catene muscolari che vengono ritenute corresponsabili nel determinismo del problema.
Funzioni egemoni e ruolo della muscolatura
Le funzioni egemoni sono quelle importanti attività dell’organismo il quale, per mantenere l’integrità e la sopravvivenza delle stesse sacrifica altre strutture determinando patologie a carico dell’apparato muscolo-scheletrico.
Una delle funzioni fondamentali è il mantenimento della stazione eretta..
Essa statuisce che il corpo tende a sacrificare altro pur di mantenere stazione eretta e orizzontalità dello sguardo.
A conferma di ciò nelle scoliosi, qualsiasi sia la causa e la progressione, troviamo sempre diverse curve di compensazione per garantire queste priorità.
L’organismo tende altresì a proteggere strutture nobili quali il midollo spinale. Nei pazienti con ernia alla colonna cervicale è normale repertare contratture antalgiche ai trapezi e ai muscoli del collo per “difendere” l’integrità del midollo spinale, arrivando in taluni casi ad impedire in parte o quasi del tutto il movimento fisiologico di flesso-estensione, inclinazione laterale e rotazione del collo. In questo caso ad un problema ne si è aggiunto un altro, poiché una volta effettuata la rimozione dell’ernia per via chirurgica, facilmente residua quel quadro di contratture e di ipomobilità del rachide che porta il paziente all’attenzione del riabilitatore.
Tale evento è tipico anche del distretto lombare e lombosacrale.
Possiamo anche considerare che, se prestiamo attenzione al cammino di un soggetto con dolore alla caviglia, esso facilmente assumerà un atteggiamento di protezione e di cautela adattando il corpo a caricare meno l’arto, ed è possibile che conserverà questo schema motorio alterato anche dopo che il suo disturbo sarà terminato. Anche in questo caso per permettere la stazione eretta e la deambulazione si generano dei compensi a distanza dalla sede del problema principale.