Quali sono gli obiettivi principali
Gli obiettivi principali della rieducazione al ginocchio sono il recupero dell’articolarità, cioè della possibilità dell’arto di estendersi e flettersi lungo tutto il suo arco di movimento, il recupero della forza muscolare, l’allenamento della propriocettività, cioè di una certa sensibilità, in parte non avvertita dalla coscienza, in parte si, che ci permette di governare bene la forza e la coordinazione della gamba e l’equilibrio.
Recupero articolarità
È il primo atto riabilitativo, si effettua con manovre di decoaptazione delle strutture capsulari, di mobilizzazione della rotula, e di allungamento e streching della muscolatura della loggia anteriore e posteriore della coscia.
Utile risulta l’autotrattamento da parte del paziente, al quale vengono insegnate manovre facilitanti da mantenere per qualche minuto alla volta, affinché possa eseguirle diverse volte al giorno.
Potenziamento muscolare
Una adeguata validità muscolare è fondamentale per mantenere la stabilità del ginocchio.
Il potenziamento viene eseguito in diverse modalità a seconda della fase riabilitativa e degli eventuali deficit riscontrati nel paziente.
La modalità isometrica consiste in contrazioni della muscolatura senza o con minimo spostamento dei capi articolari, si esegue nelle prime fasi caratterizzate di solito da presenza di dolore e scarsa capacità di reclutamento.
Le modalità concentrica, eccentrica ed infine isocinetica sono a nostra disposizione a seconda delle problematiche e delle condizioni del ginocchio. Queste prevedono uno spostamento relativo dei capi ossei, sono contrazioni in accorciamento e allungamento, quindi nell’ultimo caso a velocità angolare costante.
Possiamo avvalerci di esercizi a catena cinetica chiusa o a catena cinetica aperta a seconda che preferiamo garantire difesa all’articolazione mantenendo punto fisso a terra, oppure questa cautela non sia necessaria.
A seconda delle condizioni gli esercizi possono essere in carico o in scarico. Il carico viene concesso a secondo della patologia, dei tempi di recupero, del dolore. Solitamente in un primo momento gli esercizi sono fuori carico ma conviene appena possibile introdurre quelli in carico poiché, oltre ad essere più fisiologici e funzionali, permettono anche un riallenamento propriocettivo.
Rieducazione propriocettiva
La sensibilità propriocettiva è la capacità del nostro sistema muscolare di avvertire la posizione dei segmenti corporei nello spazio e di adattarsi ai movimenti e allo spazio circostante al fine di mantenere l’equilibrio e imprimere una corretta gestione degli atti motori. Di solito questa informazione viene veicolata a livello subcosciente.
Dopo un trauma, un intervento chirurgico, un periodo di immobilità questa caratteristica viene meno e perciò va recuperata con esercizi specifici.
La progressione consiste nel partire da situazioni stabili e sicure (appoggio in bipodalica con gli occhi aperti) per giungere progressivamente a quelle decisamente più impegnative per il paziente (appoggio in monopodalica su piano instabile a occhi chiusi). Successivamente gli esercizi possono prevedere degli elementi destabilizzanti aggiuntivi, quali associare all’appoggio instabile movimenti dell’arto controlaterale contro resistenza, movimenti del tronco e delle braccia, a bassa e ad alta velocità.
Riadattamento al gesto e al cammino
Una volta che articolarità, forza muscolare e propriocettività sono state recuperate bisogna che siano utilizzate nella deambulazione e nei gesti quotidiani, perché spesso il paziente si è abituato a convivere con la sua menomazione e conserva un atteggiamento di risparmio o di difesa.
È utile valutare il cammino affinché non residuino zoppie